Autori

Ma che freddo che fa, il romanzo di Patrizia Marinelli 

Terzo posto nel concorso letterario Mediolanum – Un Certain Regard, per il romanzo di Patrizia Marinelli “Ma che freddo che fa”.

Negli anni della Dolce Vita, Leda cerca di vivere come può nella Roma dei vicoli di Trastevere. Orfana di padre, cresce con i suoi due fratelli maggiori e con la mamma, indurita dalla vita e dal suo pesante lavoro in un bar alla Stazione Termini, a cui non poteva rinunciare per dar da mangiare alla famiglia. Su questo sfondo si dispiega il disagio di Leda rimasta sola e costretta a confrontarsi con privazioni che non dovrebbero appartenere alla sua età. Arrivata a maturità, divenuta moglie e madre, riesce a “chiudere i conti” con la figura paterna mai veramente conosciuta e a riappacificarsi con quella materna, scoprendo una dura verità. Una storia di riscatto, un percorso di formazione e un romanzo storico che descrive con “colore e calore” le sofferenze e le gioie di una famiglia italiana degli anni Sessanta e Settanta. C’è la poesia e la nostalgia di un tempo passato, che viaggiano sulle note di canzoni indimenticabili, filo rosso del racconto e delle emozioni che lo percorrono.
Ispirato da una storia vera, Luigi Marino (nella storia Luigi Martini, padre di Leda) proveniva da una ricca e istruita famiglia italiana, trapiantata in Egitto da generazioni da dove fu costretto a espatriare per ragioni storico politiche, negli anni Quaranta. Rientrato in Italia, visse senza gloria, senza avere avuto il giusto valore nella scena della vita, accontentandosi di avere dei ruoli marginali nel lavoro, nella sua passione per il cinema (recitò infatti con ruoli secondari in alcuni film accanto a Totò, Alberto Sordi, Audrey Hepburn, George Raft) e purtroppo, nella sua famiglia, legato alla storia delle sue origini e a un passato politico fascista che ne condizionò il suo breve futuro. Ogni riferimento nel romanzo agli altri personaggi, pubblici e non, è puramente casuale e frutto di inventiva nel tentativo di ricostruire la storia nel modo più realistico possibile.

CulturesMag incontra la scrittrice Patrizia Marinelli

Che cosa ha ispirato questo romanzo e c’è dietro un’esperienza personale? 
Ma che freddo fa” è ispirato da una storia vera, la vita di Luigi Marino. Luigi è mio nonno, il papà di mia madre. La voglia di scrivere su di lui è nata fin da bambina, quando frequentavo casa di mia nonna. Luigi è morto quando mamma era bambina per cui anche mia mamma aveva solo vaghi ricordi di lui. A casa di nonna, vi erano le foto di mio nonno con Re Faruk d’Egitto, scatti con l’alta società e con personaggi dello spettacolo, come Raffaella Carrà, Alberto Sordi, George Raft e io, ormai adolescente, curiosa fino all’ossessione, ho cominciato a fare sempre più domande. Poi morì nonna che confessò a mia madre, prima di spirare: “Muoio con un segreto che mi porterò nella tomba”. Ritrovammo a casa di nonna un diario di Luigi, apparentemente una rubrica comune, di nomi e numeri di telefono, dove, fra le pagine, vi era la sentenza di condanna di mio nonno. Scritta a penna, su un foglio di carta ingiallita. L’amore per la scrittura mi portò, però, a scrivere prima un romanzo che sentivo vicino alla mia adolescenza, nel 2008, “Come gemelli nella placenta”. Morì mia madre nel 2010. Quante sofferenze aveva avuto nella sua infanzia e adolescenza? Dovevo darle un riscatto, ora che non c’era più, io che le volevo bene sopra ogni cosa. Lì ebbe inizio “Ma che freddo fa”: Domiziana è mia madre o meglio non lo è ma ne è il suo riscatto. Ora, nell’era della digitalizzazione, su Google, digitando le parole chiave “Luigi Marino, ebrei, fascismo” ho trovato anche delle testimonianze nel museo della Shoah di Roma che confermano la storia di mio nonno.

Ma che freddo che fa, la copertina del romanzo

Il fatto di corredare il romanzo con citazioni di canzoni degli anni ’60 e 70 nasce dalle canzoni che canticchiava mia madre, fra cui, appunto, “Ma che freddo fa” di Nada. 

Per quale motivo lei crede il suo romanzo abbia vinto le prime classifiche, che cosa pensa sia piaciuto ai lettori?
È una storia vera, c’è passione, c’è realtà, c’è musica, c’è semplicità, c’è storia, c’è amore, c’è poesia.

Che cosa porta a diventare scrittori? 
Vi confesso che io ho iniziato a scrivere racconti all’età di otto anni. Un giorno la maestra supplente alle scuole elementari ci chiese di fare un tema libero. Intitolai il mio tema: “Guardando fuori dalla finestra…”. La maestra mi chiamò: “Ma tu scrivi sempre temi di questo tipo?”. Non sapevo cosa rispondere. Cosa voleva dire “di questo tipo”? Risposi con un timido no. “È veramente speciale quello che scrivi” mi disse e proseguì: “Continuerai a scrivere, brava!”. Da lì scrissi, poi, degli articoli che mi pubblicarono su qualche quotidiano alle scuole medie e alle scuole superiori vinsi diversi concorsi letterali. La mia prof. mi diceva sempre: “Marinelli hai una bella penna”… Beh, insomma, tutta questa premessa per dire che un po’ la scrittura penso  che ce l’hai nel sangue. Poi devo anche ammettere che la prof. di italiano riportava sempre come votazione ai temi: “Ottimi i contenuti, qualche errore di grammatica”, per quest’ultima, però, si può rimediare con lo studio e l’esercitazione. Ancora conservo il quaderno con il tema libero e i ritagli dei giornali del 1989 con il mio nome sotto gli articoli.

Patrizia Marinelli, autrice di “Ma che freddo che fa”

Quanto tempo occorre per scrivere un libro? 
Mah, quando ho l’ispirazione, io scrivo abbastanza di getto, forse in un mese-due completo la prima stesura del romanzo. Poi per rivederlo, correggerlo ci vogliono forse un altro paio di mesi. Lavorando full day. Per chi scrive come me nel tempo libero anche un anno.

Uno scrittore ha uno sguardo particolare sulle cose e sulle vicende?
Uno scrittore è come se vedesse la vita da mille punti di vista: il proprio e quello dei suoi personaggi che si muovono nelle proprie e nelle loro emozioni.

Vorrebbe darci una definizione di opera letteraria, letteratura?
Un’opera letteraria è un pezzetto di storia, di emozione, di vita, di fantasia che proviene da un angolo della Terra. Mi ricollego a una frase scritta su un tema che feci alle scuole superiori, per il quale fui chiamata a leggerlo davanti alla classe: “Mi sento infinitamente ignorante di fronte alla letteratura”. La letteratura colma la fantasia, ti dona la cultura. Non ti dona la vita. Quella si vive.


Vuole parlarci del suo linguaggio, del suo stile?
Il mio è uno stile semplice. Do la priorità alle emozioni e, attraverso la fusione di più arti (poesia, musica, letteratura e pittura), cerco di amplificarne la percezione. 

Nei miei romanzi riporto, infatti, delle citazioni musicali, dei testi poetici o letterali, collegati con l’emozione che la scena del capitolo del mio romanzo vuole rievocare. Come se fosse un film. Tale concezione nasce originariamente da un progetto artistico di successo che feci, ancora adolescente, con una mia cara amica che univa i suoi quadri alle mie poesie con musiche di sottofondo.


Questo romanzo nasce da una esigenza particolare?
Come ho detto nelle premesse, “Ma che freddo fa” nasce dall’esigenza di riscattare la vita di mia madre, darle una rivincita. 

Vuole spiegarci in due parole il romanzo che ha vinto le prime tre posizioni nella nostra classifica, segnalato dai lettori?
Ma che freddo fa” è una storia di riscatto, un percorso di formazione e un romanzo storico che descrive con “colore e calore” le sofferenze e le gioie di una famiglia italiana degli anni Sessanta e Settanta. C’è la poesia e la nostalgia di un tempo passato, che viaggiano sulle note di canzoni indimenticabili, filo rosso del racconto e delle emozioni che lo percorrono.

Da dove trae ispirazione per i suoi romanzi?
Dalla musica, come ho detto prima, ma soprattutto dai sogni. I sogni, quelli notturni. Di notte si palesano le emozioni e le storie che voglio scrivere. Addirittura il mio romanzo “Dai ragione ai sogni” si ispira interamente a un sogno che feci, da cui il titolo.


Come scrive un romanzo, di getto oppure lo prepara a poco a poco?
L’ispirazione viene come un flash. Quando la ho, butto giù una scaletta della storia, un brogliaccio, abbastanza di getto, per non dimenticare quanto ho realizzato nell’ispirazione. Questa rappresenta lo scheletro del romanzo. Poi la stesura è più lenta, in base alla disponibilità di tempo e all’ispirazione della giornata.


Ci vuole raccontare chi è lei e un poco della sua vita?
Nel 1997 scrivevo nei miei diari che riempivo di pensieri e aforismi “…sono come una vela multicolore gonfiata da un vento favorevole“. È come ci fosse una voce, qualcuno che mi sta vicino che mi suggerisce la via. Io penso che questa voce sia mia madre che persi molti anni fa. Non a caso è lei la figlia dell’uomo che ha ispirato il romanzo e non a caso mia madre è morta il 5 maggio, giorno in cui mi è stata comunicata la vincita del Concorso Mediolanum Un certain regard. Un caso? Per alcuni forse, per me un regalo di mia madre che mi continua a stare vicino e che ha ispirato il mio romanzo “Ma che freddo fa” ma che ha anche ispirato gli altri romanzi, “Come gemelli nella placenta” e “Dai ragione ai sogni”. Da quanto fin qui riportato, si potrebbe pensare che sono stata sempre dedita alla scrittura. Ebbene no. Sono stata sempre l’incompresa. La bambina brava e studiosa. La razionalità mi ha portato sempre a cercare quello che fosse meglio per me (o per i miei genitori) per cui mi ho frequentato una scuola superiore tecnica, mi sono laureata in Economia e ora lavoro all’Università. Forse il prossimo romanzo lo intitolerò “Volevo fare la scrittrice”. Scherzo ovviamente. Nessun rimpianto. Ho sempre fatto quello che volevo fare. Il problema era che non avevo le idee chiare e quando è così, gli altri scelgono per te. I tuoi istinti però escono fuori e non possono fare a meno di uscire, nonostante una vita regolare, una famiglia apparentemente perfetta e un percorso che sembra già delineato.

Quale la difficoltà più grande che ha incontrato come scrittore?
Farsi conoscere, far arrivare il proprio romanzo alla platea di lettori che si raggiunge solo con la pubblicazione con grandi case editrici che garantiscono investimenti in pubblicità e promozione.

Patrizia Marinelli, autrice del romanzo “Ma che freddo che fa”


Le prossime opere, cosa può anticiparci?
Come scritto, nel mio curriculum ho già tre romanzi in attivo. Due del genere young adult “Come gemelli nella placenta” (sentimentale giovanile) e “Dai ragione ai sogni” (sentimentale psicologico) e poi “Ma che freddo fa”, che ha vinto questo concorso, di ambientazione storica. Sebbene i due del genere Young Adult abbiano una trama indipendente, nascono uno come il proseguimento dell’altro. Ho nel cassetto la trama per un quarto romanzo a cui ho dato già un titolo: “Dibere”, un titolo non-sense interpretabile solo leggendo la storia: una storia di due donne, una maternità difficile da una parte e una malattia mentale dall’altra, con un legame speciale fra loro che le porterà entrambe alla salvezza. 

Una notte sognai che ero in una villa antica, in un vecchio casale di famiglia, isolato, immerso nel verde. Intorno a un tavolo c’erano sei, sette persone e io investigavo quale fra queste avesse ucciso la proprietaria di casa, facendo loro incessanti domande, tipo in un brain storming. Ad un tratto, riflettendo su quale potesse essere l’arma del delitto, mi diressi verso una credenza dalla quale estrassi un arnese d’oro che sembrava un bastone ma dal quale, in realtà, premendo un pulsante, fuoriuscivano dalla testa di leone tre bande d’oro flessibili e che si prestava quindi ad essere usato come una frusta, compatibile con i segni lasciati sul corpo del delitto. Poi mi hanno svegliato: è per caso un indizio che il successivo romanzo dovrà essere anche un giallo??!? Mi piacerebbe anche se non è propriamente il mio genere.

Per scoprire i romanzi di Patrizia Marinelli consigliamo il seguente link https://www.amazon.it/Patrizia-Marinelli/e/B08F2NVCYM?ref=sr_ntt_srch_lnk_1&qid=1652040863&sr=8-1

A proposito di Patrizia Marinelli
Patrizia Marinelli è una scrittrice romana la cui passione per la scrittura è iniziata fin da bambina, vincendo dei piccoli premi letterari, come il premio saggistica E.I.P. “Scuola strumento di pace” già nel 1995, il concorso europeo del Movimento per la vita, sezione Saggistica, “La vita: una scelta per ognuno e per l’Europa” nel 1996 e il premio di poesia “L’alba del terzo Millennio”, Associazione “La Conca” di Romeo Iurescia nel 2001.
Con il progetto “Ascolta il silenzio”, nel 2007, silloge di poesie associata a immagini emozionali, acquarelli realizzati da Marilena Fineanno, l’autrice matura l’idea che la fusione di differenti arti — poesia, musica, letteratura e pittura — porta a una migliore rappresentazione delle emozioni e a un potenziamento della loro percezione. Nei testi che elaborerà successivamente riporterà, infatti, delle citazioni musicali, collegate con l’emozione che la scena del capitolo dei suoi romanzi vuole rievocare.
Ha pubblicato tre romanzi: “Come gemelli nella placenta” è il suo primo romanzo, facente parte del nuovo genere letterario giovanile definito “Young adult”, ha ricevuto il diploma d’onore del concorso letterario Ali Penna d’autore nel 2013 e il diploma di merito dal concorso letterario Albatros nel 2014. È la storia di una giovane ragazza che, a causa di amicizie sbagliate e scelte irrazionali della sorella maggiore, subisce una serie di traumi adolescenziali, collegati alle prime esperienze amorose e alle droghe, nonché quello della morte della cara amata sorella, cresciuta con lei come due gemelle, e ritrova nell’amore la via per superare gli eventi. Pubblica a luglio 2020 il romanzo “Dai ragione ai sogni”, partecipando al concorso letterario Storyteller 2020 di Amazon. Il romanzo nasce come continuazione di “Come gemelli nella placenta” ma conserva, tuttavia, una trama indipendente. Sempre riconducibile al genere Young Adult, può essere anche definito un romanzo sentimentale-psicologico. Ha ricevuto la menzione d’onore al premio letterario internazionale Montefiore 2018 ed è arrivato finalista al rinomato Concorso letterario “Io Scrittore 2019”. In questo nuovo romanzo, la protagonista di “Come gemelli nella placenta”, Domiziana, che sembrava aver raggiunto uno stato di calma e razionalità, dopo la sua “frizzante” e, in parte, dolorosa adolescenza, èperseguitata da sogni violenti che le rievocano una figura maschile del suo passato, con la quale ha avuto un piccolo flirt. Domiziana rimetterà in discussione la sua relazione con Ivan, il suo attuale ragazzo, i sentimenti verso di lui, il suo stato di relativo equilibrio e si riaccenderà in lei la curiosità emotiva di scoprire cosa è stato di quel ragazzo che le appare in sogno che le chiede disperatamente aiuto. Inizialmente pensa che quei sogni siano solo sue fantasie, causa di un amore non portato a compimento e represso dalla razionalità ma alla fine scoprirà, quando sarà troppo tardi e avrà distrutto quelle sicurezze che aveva costruito, che quel ragazzo dei sogni aveva realmente bisogno di lei.
“Ma che freddo fa” si distingue dai precedenti romanzi, essendo di genere sentimentale ma di ambientazione storica: sebbene sia sempre l’amore il filo conduttore, è tuttavia ambientato negli anni della Dolce Vita, con riferimenti al fascismo e al post fascismo. Ispirato da una storia vera, ornato da citazioni musicali degli anni ’60-’70, il romanzo ha ricevuto il riconoscimento, collocandosi in finale, al premio romanzi storici “Enzo Rossotti”.