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Parla ricordo, di Vladimir Nabokov

«Nabokov amava richiamare alla mente con im­mediatezza frammenti del passato: li voleva lì, da­vanti a lui, tra gli occhi e le mani; e col massimo piacere continuò a compiere questo gesto per tut­ta la vita, fino a quando essa non fu che ripetizio­ne, memoria che ingoiava e moltiplicava memo­ria. Non aveva senso storico: non amava il tempo; e non volle mai disegnare sé stesso come una per­sona che nasce, cresce, matura, diventa un pezzo di storia. Lui non era mai cresciuto. Aveva troppo rispetto per le proprie origini: quel grumo di sen­sazioni e di inclinazioni che lo avevano reso felice nell’infanzia. Voleva restare un vecchissimo ragaz­zo non cresciuto, “ardente e impennacchiato co­me il fuoco degli uccelli nel bosco rotante del mondo”». 

PIETRO CITATI

Traduzione di Guido Ragni
A cura di Anna Raffetto
gli Adelphi, 605 
2020, pp. 364 
isbn: 9788845935282