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Davide Amante racconta il suo “Il dossier Wallenberg”, romanzo che indaga sui misteri più fitti della Seconda guerra mondiale

di Giovanna Angelino

Il dossier Wallenberg è un libro ispirato alla storia vera di un’altolocata famiglia svedese, di banchieri, industriali e diplomatici. Il romanzo racconta la vita del diplomatico Wallenberg, il quale durante la Seconda guerra mondiale si adoperò per salvare gli Ebrei dai campi di sterminio ospitandoli e rilasciò passaporti.

Questa storia ci fa comprendere come quella che appare una delle epoche più buie della storia, in realtà, nasconda fra i risvolti, anche vicende di grande generosità e umanità. Durante un viaggio in aereo, Robert Wallenberg riconosce la donna amata trent’anni prima, e lungo la traversata dell’Atlantico riaffiorano i ricordi legati a Budapest. A causa delle leggi raziali ungheresi, i due innamorati hanno dovuto prendere strade diverse. Una storia fra un miliardario svedese e una donna ebrea che da un giorno all’altro perde tutto può diventare molto complicata. Ma l’amore trionfa sopra ogni cosa e Robert rinuncia ai suoi privilegi da ricco per tornare a Budapest e partecipare a una missione di salvataggio organizzata dall’OSS, anche se segretamente inizia le ricerca di Mira, il suo amore. I due, dopo essersi ritrovati, condividono una coinvolgente passione sulle sponde del Danubio, nel bel mezzo di un conflitto mondiale. Nel frattempo i nazisti hanno un dossier su Wallenberg, nel quale sono ricostruiti tutti i più piccoli movimenti del diplomatico. Il dossier sarà usato come merce di scambio, per questo Mira per salvare Robert, lo lascia e vende le informazioni in suo possesso all’OSS e parte per gli Stati Uniti. A questo punto, la storia s’infittisce e si concentra su Mira, mentre Robert sarà arrestato. La donna però cercherà un modo per salvare l’uomo, coinvolgendo i servizi segreti israeliani, inglesi e americani. Dopo trent’anni Robert e Mira si incontrano su un volo verso New York. Cosa accadrà ora?

Il Dossier Wallenberg di Davide Amante

Davide Amante è un giovane autore che ha all’attivo già alcuni romanzi.  Ha collaborato con il Politecnico di Milano, insegnando l’interpretazione e la trasposizione dell’opera letteraria negli allestimenti scenici teatrali e cinematografici. Ha inoltre, collaborato con la scuola statale come esperto di Dialogic Reading (Lettura Dialogica) per avvicinare i bambini alla lettura.

Abbiamo incontrato Davide Amante, autore de “Il dossier Wallenberg” e gli abbiamo rivolto alcune domande.

Conosciamo meglio l’autore di questo romanzo. Innanzitutto chi è Davide Amante e come si avvicina alla scrittura?

<<Ho cominciato a scrivere quando ero bambino. Ricordo che gli insegnanti di scuola usavano spesso i miei testi come esempio per la classe e spesso questi testi erano pubblicati sui giornalini delle scuole. Uso il plurale perché in effetti ho cambiato molte scuole, non ero affatto ciò che si può definire un bravo studente, ma riuscivo sempre a salvarmi con i temi scritti e le classi di letteratura. Ho avuto un’infanzia abbastanza solitaria e scrivere era il modo per esprimere ciò che provavo e costruire mondi interi>>

La storia raccontata nel libro è molto complessa e abbraccia un periodo storico importante, come quello della Seconda guerra mondiale, affrontando poi il tema dell’odio raziale e dei campi di sterminio ebrei. Come è stato il suo primo approccio con una storia a molti sconosciuta e a tratti misteriosa? 

<<Ho cercato gli uomini e le donne. Quando vai dritto all’anima e al cuore, le complessità si diradano, ed esce l’essenza delle motivazioni e delle azioni dell’individuo. Ho capito che in questa storia c’era un uomo, nel senso più completo e profondo del termine, che aveva fatto delle scelte importanti e, ancor più, aveva avuto il coraggio di perseguirle fino in fondo. Ho capito poi che c’era una donna, nel senso anche qui più profondo e ampio del termine – non dico che aveva fatto delle scelte importanti e aveva avuto il coraggio di perseguirle, perché questo le donne quasi sempre lo fanno a differenza degli uomini – che aveva combattuto per ottenere ciò che sapeva era giusto. 

Condivido la sua domanda, era un periodo complesso e offuscato da ideologie, presunzioni, superficialità, desiderio di predominio. Sono questi i periodi in cui occorre focalizzarsi sull’essenziale, l’essere umano, per capire>>.

La scelta di addentrarsi nelle vicende di una ricca famiglia, nelle dinamiche che in quell’epoca animavano il profondo divario sociale fra ebrei e ricchi è stata molto coraggiosa. Come è riuscito a scegliere uno stile che riuscisse a raccontare fedelmente anche una complessa storia d’amore in quel faticoso intreccio di vicende attraverso cui si snoda tutto il romanzo?

<<Antoine de Saint-Exupery era solito dire: ‘bisogna imparare non tanto a scrivere ma a guardare.’ Lo stile per uno scrittore è tutto ciò che viene eliminato dopo che si è studiato e imparato l’arte e la tecnica dello scrivere, per arrivare all’espressione diretta e più essenziale. Questo procedimento rinnova la letteratura ad ogni generazione ma agita un pochino tutti coloro che gravitano intorno alla letteratura perché si trovano di fronte a un nuovo linguaggio che non comprendono. E’ una storia che si ripete da sempre. Ma il vantaggio è che questo nuovo linguaggio è vivo, autentico e proprio per questo è in grado di tracciare e esprimere l’amore, la paura, la noia, il coraggio e ogni altra emozione umana senza soluzione di continuità>>.

Qual è l’aspetto principale che l’ha colpito del caso Wallenberg e che l’ha spinto a scrivere addirittura un romanzo?

<<Il coraggio e la determinazione. Wallenberg era un giovane miliardario, avrebbe potuto disinteressarsi di molte cose, navigare in superficie e in ogni caso ne sarebbe uscito diginitosamente dalla vita, con qualche successo imprenditoriale di famiglia all’attivo e un nome importante nel mondo. Al contrario ha guardato ciò che stava accadendo nella sua epoca e si è messo in gioco in prima persona, perfino contro la sua stessa famiglia, con un coraggio e una determinazione che possono soltanto provenire dal lato più profondo di un uomo>>.

La Seconda guerra mondiale e l’odio per gli ebrei sembrano avvenimenti lontani, anche se si cerca di mantenere viva la memoria. Secondo lei, quali punti d’incontro ci sono (se ci sono) fra quell’epoca e la società attuale?

<<Purtroppo ci sono molti punti d’incontro. I due fattori da tenere in osservazione sono oggi la superficialità e la disparità sociale. Da questi può scaturire tutto ciò che vi è di più stupido nel mondo, come ad esempio la categorizzazione delle idee e degli individui, le ideologie, l’egoismo cieco, il pregiudizio. Sono queste le condizioni su cui si costruisce l’odio e si dimentica la vita. Per fare un esempio banale i social media e le loro derivazioni costituiscono un eccezionale veicolo di superficialità. Tutti noi li usiamo, io certamente ne faccio uso, ma è sorprendente l’importanza in termini di tempo e contenuti che viene data a questi strumenti, e che appunto semplici strumenti sono e non altro. Essi andrebbero integrati con molti altri strumenti d’informazione e cultura. Allo stesso modo, il benessere che molta parte della nostra società ha raggiunto e considera ormai scontato, non ha alcun senso se non si confronta ragionevolmente con i temi del restituire e del condividere. Ci sono molti modi per dare agli altri e chi lo fa sa bene che non si sta privando di nulla anzi si sta ulteriormente arricchendo>>.

Come ben sappiamo, un romanzo storico necessita di fonti e di studi approfonditi, in che modo ha condotto la sua ricerca storica? Da quali fonti è partito e che metodo di indagine ha utilizzato, dove ha trovato ispirazione e dove la chiave giusta di narrazione?

<<La scintilla rimane l’individuo, Wallenberg. Lette le prime notizie su di lui, non ho potuto resistere e ho avviato un lungo periodo di documentazione storica molto eccitante perché a ogni nuova scoperta sulle sue azioni e comportamenti il mio interesse per Wallenberg accresceva. Come è noto Wallenberg è l’uomo che ha salvato più famiglie ebree in assoluto dalla follia nazista, molte più del ben noto Schindler e di tanti altri. Ma non è ovviamente una questione di numeri, è piuttosto una questione del modo sorprendente in cui Wallenberg ha rischiato più volte la propria vita. Ho usato documenti storici resi disponibili soltanto in epoca recente, come il rapporto su Wallenberg della commissione di ricerca Russo-Svedese, i documenti carcerari sovietici e i documenti resi accessibili dalla CIA con il noto Freedom of Information Act. Ho seguito i commenti e le descrizioni di Wallenberg dei molti sopravvissuti. Ho ricostruito un quadro impressionante della vita di un uomo. E poi è arrivata lei, Mira, la ragazza ebrea di cui Wallenberg si era innamorato e che aveva salvato e il dossier Wallenberg nazista sulla storia fra i due. Dopo che Wallenberg fu arrestato, ogni documento mostrava un uomo abbandonato, dimenticato. Eppure c’erano numerosi dettagli che non tornavano, non si spiegavano. Poi ho capito di che cosa è capace una donna. E l’ho raccontato>>.

Il Dossier Wallenberg
di Davide Amante
ISBN 9788894315622
DMA Books
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